AGLI ADERENTI E SIMPATIZZANTI DEL MOVIMENTO MONDIALE DELLE SCUOLE “ETICA ED ECONOMIA” E A CHI DESIDERA RIFLETTERE SULLO SVILUPPO NEL MONDO SULLA POVERTÁ E SUL FUTURO PER LE NUOVE GENERAZIONI
Cari amici, da diverso tempo non Vi raggiungo con i miei “Comunicati”. Mi scuso ma ho ritenuto opportuno ultimare e pubblicare, a dicembre 2021, il mio decimo libro, quale ulteriore testimonianza per la continuazione del cammino avviato nei primi anni ‘90:
HOMO ETHICUS ŒCONOMICUS – Economia, Felicità e Valore, Armando Editore – Roma
Nonostante ciò, desidero arrivare a Voi ora con un breve racconto, riferito allo scorso autunno, che potrebbe aiutarci ad aprire uno sguardo sereno in un tempo difficile a causa della pandemia, in questo ventiduesimo anno del XXI secolo.
COMUNICATO N. 1/2022 – 11 gennaio 2022
L’anziano e il “Covid – 19”
Uno straordinario autunno accompagna il periodo di attesa per il superamento della pandemia (coronavirus/covid-19) con le molte discussioni sulla validità del vaccino e la prospettiva di cure sempre più appropriate oppure, nel caso peggiore, la sventura del contagio che potrebbe essere fatale, specialmente per gli anziani.
Quanti pensieri, ma anche quanta gioia nel poter passeggiare più lentamente, più a misura d’uomo o a misura d’anziano. Capita, casualmente, di fare un giro nella piccola, ma graziosa cittadina; di osservare tante foglie cadute che ti fanno da tappeto e da ornamento. Sembrano spostarsi dolcemente al passare, mosse da un piacevole venticello.
Vicino al Ponte storico più bello d’Italia(1), in una piccola viuzza, ci si può imbattere nella graziosissima chiesa francescana. Una costruzione stupenda con tanti anni di storia che, dalle fattezze, si immagina restaurata in modo sapienziale, da poco tempo.
L’anziano entra con lo scopo di una brevissima preghiera da dedicare alla Vergine, la cui statua è ben visibile sulla sinistra del Tabernacolo, per chi guarda, con la presenza del Santissimo visto l’apposito cero, acceso sulla destra(2).
Il nostro anziano, spiritualmente assorto come un vero e proprio viandante, si lascia attirare da una piccola e discreta indicazione che lo invita a visitare la cappella di Sant’Antonio di Padova. Pochi gradini, sulla sinistra, fuori dal corpo della navata centrale e si incontra la statua di San Donato a cui è dedicata la chiesetta, per una brevissima riflessione, e ancora altri gradini per essere avvolti dall’incanto di una piccolissima cappella.
Prima un quadro dà alcune informazioni, a grandi caratteri, facili da leggere anche per chi non dispone più di una vista infallibile. Ci parla(3) di San Francesco e di Sant’Antonio, in un modo che migliore non si sarebbe potuto immaginare, in una giornata che incomincia ad esprimere tutto il tempo stagionale, nel grigio delle nuvole che prendono sempre più il posto di un cielo troppo azzurro per essere autunnale.
Di ritorno dal breve cammino che ha condotto anche a visitare la cella di Sant’Antonio, con scorcio dall’alto, attraverso una piccola grata che dà sull’interno della chiesa, una bambina di un’età compresa tra i sei e gli otto anni, assieme al papà, un giovane abbastanza curato e semplice, sta per uscire di chiesa dicendo “grazie Gesù”.
L’anziano avrebbe voluto che al posto di loro due ci fosse suo figlio e la nipotina, con pressappoco la stessa età.
Poco importa perché non c’è neppure il tempo, prima di uscire, per riorientare lo sguardo al crocifisso, posto sulla destra del Tabernacolo, che si sente un’altra voce esile, ma perfettamente comprensibile.
Sta leggendo la preghiera a Santa Rita da Cascia(4), davanti ad un’immagine posta appena all’entrata, sulla destra.
Alcuni ceri sono accesi e sembrano illuminarsi di più all’ascolto di quelle flebili parole che non possono non emozionare e non attirare l’attenzione del nostro viandante.
Dopo pochissimo tempo, la lettura finisce e la bambina abbozza il segno della croce con la mano sinistra. Viene prontamente corretta e indirizzata al cambio della mano da un giovanissimo papà.
Sette anni avrà avuto quella bambina mentre lui, non più di trenta.
Un giovane non molto curato, con un copricapo in lana sulla testa, portato in modo da far pensare di non essere un assiduo praticante, anche se i tempi sono molto cambiati e, certamente, “l’abito non fa più il monaco”.
Ѐ comprensibile, comunque, tutto l’amore paterno verso la dolce creatura che esce con discrezione, assieme a lui. “Grazie per la bella preghiera, anch’io ho pregato con te”, sussurra l’anziano.
La bambina sorride ed esce felice.
Cordiali saluti.
Tullio Chiminazzo
Bassano del Grappa, 11 Gennaio 2022
NOTE
(1) Certamente i fiorentini avranno qualcosa da ridire su questa definizione ma, il Ponte Vecchio degli Alpini, di Bassano del Grappa, opera su disegno del Palladio, difficilmente può essere messo a confronto con strutture similari.
(2) In realtà, una più accurata visita effettuata poco dopo fa capire che quel cero e la presenza del Santissimo sono forse apparsi evidenti solo alla mente dell’anziano visitatore.
(3) S. FRANCESCO è nato in una stalla nell’anno 1182 in Assisi, ed appena venne alla luce gli Spiriti celesti cantarono Inni di allegrezza e di pace sopra il Santuario di S. Maria degli Angeli, che stava dappresso. Ricevute le SS. Stimate morì nel 1226 nella stessa Città, avendo compiuti quaranta quattro anni; e nell’ora in cui Egli spirava, un gruppo di Allodole calarono sopra il tetto del Santuario di S. Maria e vagamente girando cantavano con dolcissima melodia, quasi per festeggiare la sua Incoronazione in Cielo. Il suo V. corpo è in Assisi.
S. ANTONIO è nato in Lisbona il 15 Agosto del 1195. Di quindici anni, essendo stato prima tra i Chierici della Cattedrale, entrò nell’Istituto dei Canonici regolari; e di venticinque anni per desiderio del Martirio vestì l’abito di S. Francesco, ed andò in Africa. Di là ritornando, una Tempesta lo portò in Sicilia.
Soltanto per obbedire manifestò in Forlì la sua grande sapienza; e dopo ventisette anni di vita sconosciuta al mondo, si diede all’Apostolato, Operatore in brevissimo tempo di meraviglie innumerevoli. Morì nel Convento di Arcella, avendo soltanto trenta sei anni il 13 Giugno 1231, esclamando «Io vedo il Signore»: e i fanciulli di Padova divinamente ispirati nello stesso tempo andarono per le vie ad alta voce e in flebili modi gridando «È morto il Santo, è morto il Santo».
Venerabile questo Pio Luogo, dove abitarono questi due Grandi Santi! «Adorabimus in loco, ubi steterunt pedes Eorum».
(4)Santa Rita da Cascia, modello delle spose e delle madri di famiglia, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita. Tu sai come spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via di uscita in tante situazioni dolorose. Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno, e specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore. Fa’ che io possa imitare la tua dolce mansuetudine, la tua fortezza nelle prove e la tua eroica carità. Fa’ che le mie sofferenze possano giovare a tutti i miei cari e che tutti possiamo essere salvi per l’eternità. Amen.
Caro Tullio, grazie per la bellissima immagine che hai tracciato con parole semplice ma piene di tutto. Mi sono sentito quell’Anziano e la commozione è stata immediata. Ho letto un grande augurio di FUTURO in serenità che ricambio a Te ed al Tuo Staff con tutto il mio Cuore. Grazie